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Con il patrocinio di Amnesty International 

Coproduzione Campo Teatrale

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Regia e drammaturgia USINE BAUG

con ERMANNO PINGITORE STEFANO ROCCO CLAUDIA RUSSO 

Luci e tecnica EMANUELE CAVALCANTI

Durata '70 

Lingua IT (sub. FR -DH)

PRESENTAZIONE

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Vent’anni fa, una città sul mare, odore di basilico e lacrimogeni, in sottofondo Manu Chao e le esplosioni. Il signor Canepa abita in centro storico, ma in quei giorni di luglio ha altre cose per la testa e se non fosse per i suoni e le grida che entrano dalle finestre non si accorgerebbe nemmeno di quello che accade di fuori. Topi, piccoli e invisibili come fantasmi hanno invaso il palazzo ed ora se ne stanno li a sgranocchiare mele e carote. Bisogna liberarsene e in fretta, prima che arrivino gli ospiti…

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Per chi c'era e per chi non c'era, dentro e fuori il teatro, nella piazza della nostra memoria TOPI intreccia ricostruzione storica e invenzione scenica per raccontare, a vent'anni di distanza, il G8 di Genova: una delle ferite più gravi della recente storia italiana. Attraverso il gioco delle metafore, ricostruzioni sonore, testimonianze reali e personaggi inventati, TOPI offre una molteplicità di prospettive diverse per rendere la complessità di quei giorni e aprire crepe nell'immaginario collettivo: perchè certe ferite, anche se ben nascoste non si rimarginano mai.

TOPI
TOPI

"PERCHÉ CERTE FERITE,
ANCHE SE BEN NASCOSTE,
NON SI RIMARGINANO MAI"

NOTE DI REGIA

 

TOPI racconta i fatti del G8 di Genova attraverso un dettagliato lavoro di ricerca che ha coinvolto chi quei giorni c’era ma anche chi non c’era e nella testa ha solo frammenti confusi di cosa accadde. Tutti i testi e le testimonianze utilizzate provengono da interviste, archivi storici, documentari e da centinaia di racconti letti e ascoltati.

Per risolvere l’impossibilità di rappresentare in modo credibile eventi così spropositati, lo spettacolo utilizza due piste narrative che procedno parallelamente, una riflesso: da un lato vediamo due narratori che ripercorrono i fatti di Genova attraverso testimonianze orali e registrazioni audio di quei giorni, dall’altra invece, troviamo la vicenda di un uomo indaffarato a organizzare una importante cena di lavoro a casa sua, e che al tempo stesso combatte in tutti i modi contro i topi che gli infestano casa.  ll personaggio di fantasia in questione, Sandro Canepa, diviene così una trasposizione nell’immaginario di Genova e si assume inconsciamente il ruolo di metafora intima e casalinga di quanto succede fuori dal suo piccolo appartamento.

Chi è in fondo Sandro Canepa? Una rappresentazione del potere? Un uomo qualunque talmente preso dalle sue occupazioni da non rendersi conto di ciò che accade proprio sotto casa sua o un dirigente di polizia mangiato dai topi del rimorso? O forse tutto questo, insieme.

“NEL 2001 AVEVO SOLO 12 ANNI
E CERTE COSE HO POTUTO LEGGERLE,
ALTRE ASCOLTARLE,
ALTRE SOLO IMMAGINARLE...”

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LA DIMENSIONE SCENICA

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Sandro, il protagonista della nostra storia, è un personaggio ambiguo che vive tra una simpatica quasi-comicità da slapstick comedy e la violenza reale delle azioni in un crescendo che porterà alla devastazione dell’appartamento e allo sconfinare della finzione nella realtà.
I topi restano invece quasi invisibili: si sentono, si intuiscono, come fantasmi o allucinazioni deliranti. La loro rappresentazione, fredda e surreale, è affidata ad alcune brevi scene in cui appaiono due figure (forse parenti dei conigli di David Lynch) che si muovono tra luce stroboscopica e musica elettronica. Il tutto avviene all’interno di un appartamento borghese ricostruito attraverso pochi elementi essenziali di scenografia e linee che tracciano i contorni delle stanze, ispirata al celebre Dogville di Lars Von Trier. I suoni, la rumorizzazione delle scene e delle azioni completa e dà vita quegli elementi della scenografia che restano invisibili. Ma al suono è affidata anche la ricostruzione della rivolta e il compito di trasportare il pubblico tra le strade di Genova. Lo spettacolo prevede l’utilizzo di quattro casse audio posizionate davanti e dietro il pubblico, che palleggiandosi i suoni tra destra, sinistra, davanti e dietro, avvolgono lo spettatore offrendo un’esperienza immersiva e coinvolgente.
Il dispositivo scenico è arricchito inoltre dai servi di scena, che di volta in volta si trasformano, diventando parte della scenografia, narratori che inventano e guidano la storia di Sandro, modellando l’interno dell’appartamento e facendolo evolvere di scena in scena o, ancora, portavoce delle testimonianze di Genova. Voce della memoria, suono delle immagini, diversità di punti di vista racchiusi in un corpo che si fa molteplice: i narratori occupano lo spazio della rappresentazione in modo totale, tra palco e platea, per e con gli spettatori, abbattendo la quarta parete, per creare un dispositivo di memoria collettivo e condiviso.

RASSEGNA STAMPA

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"Dentro e fuori il teatro, nella piazza della nostra memoria, gli spettatori si ritrovano davanti alla vicenda umana di un interno con vista sul mare che sconfina dentro l’ipocrisia politica di chi ancora si nasconde dall’assunzione di responsabilità."

Giuria del Premio Scenario

(Carlo Mangolini, Fabio Biondi, Cristiana Minasi, Cristina Valenti, Stefano Cipiciani)

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"Una finissima drammaturgia ad orologeria sintonizzata sui fatti del G8 di Genova fa di Topi uno straordinario dispositivo di memoria. Una attitudine che se da un lato utilizza liberamente alcuni elementi del teatro di narrazione e del teatro documento, questi esplodono in una logica teatrale sempre avvincente e mai retorica, che intreccia con ammirevole sapienza l'aderenza storica con l'invenzione scenica. I piani corrono parallelamente l'uno all'altro, quasi fossero sistole e diastole, frutto di una ricerca sul campo rigorosa ma anche di una libertà nel metterla a servizio di una originale proiezione artistica. (...) "

L'Osservatorio critico studentesco coordinato da Fabio Acca

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"La ricostruzione dei fatti è meticolosa. (...)

Se Pingitore è bravo a recitare con la mimica, Russo e Rocco coinvolgono narrando anche in prima persona. Usine Baug ha idee e talento."
Vincenzo Sardelli - Klp Teatro

"Attori famelici che, con un linguaggio immediato, riescono con
disinvoltura a catturare l'attenzione del pubblico, coinvolgendolo nel racconto di un evento collettivo eppure così tragicamente personale"
Andrea Gardenghi - Teatro e Critica


"La compagnia Usine Baug ha trattato in modo profondo, attento e delicato una ferita ancora aperta nella nostra memoria.
Tra il sorriso per una piccola storia quotidiana e la riflessione nei confronti di una realtà cruda e tutt’ora inaccettabile, lo spettatore è chiamato a tornare collettività e, accompagnato verso un’emozione crescente, a riscoprire vividamente ciò che è rimasto sopito."
Vera Di Marco - Milano Teatri


"Il progetto (...) rimanda a quei dolorosi eventi non compiendo un’invettiva sterile, ma attraverso una metafora squisitamente teatrale."
Mario Bianchi - Hystrio / Klp Teatro

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